Esistono diverse ipotesi sulla nascita della disciplina.
Secondo R. De Fusco la progettazione industriale va fatta risalire ai caratteri mobili per la stampa, nella produzione dei quali, i principi fondamentali del prodotto industriale, ossia la standardizzazione e la serialità, trovavano impiego.
La principale la fa risalire al movimento artistico Arts and Crafts, nato in reazione alla rivoluzione industriale nell'Inghilterra del XIX secolo, che determina lo sviluppo delle arti applicate.
Il processo artistico-creativo non è fine a sé stesso, ma comincia ad essere adattato alla realizzazione di oggetti d'uso comune.
Fondamentali sono le possibilità offerte dai nuovi sistemi di produzione e il progresso nell'uso dei materiali.
La realizzazione degli oggetti esce così dai ristretti ambiti artigianali ed entra nel più economico processo di produzione seriale. Questo consente di accrescere enormemente il numero di pezzi prodotti e le persone che possono averli.
La produzione in serie è centrale nella storia del design, anche se non ne è l'unica caratteristica.
Altri autori collocano la nascita del design come professione agli inizi del Novecento, con l'attività dell'architetto tedesco Peter Behrens.
L'azienda AEG lo incaricò di progettargli di tutto:
dalle fabbriche, ai prodotti, alla comunicazione.
Behrens definiva questa attività
"riorganizzazione del visibile".
La definizione “industrial design”
arrivò più tardi, negli anni Quaranta, coniata casualmente:
a quanto pare compariva nel documento di un ufficio brevetti americano.
La storia del design caratterizza tutto il XX secolo.
Man mano le filosofie progettuali moderne si fondono con i principi della produzione in serie:
di un oggetto si pensano contemporaneamente l'aspetto estetico, le funzioni d'uso e le caratteristiche costruttive, collegando questi aspetti in una logica tipicamente moderna e razionalistica.
Il designer diventa il controllore creativo di tutto il processo, lavorando a favore di una fruizione il più possibile allargata e quindi democratica del prodotto.
Fondamentale, in tal senso, il contributo fornito dalla scuola di arti applicate del Bauhaus, fucina di idee-guida e promotrice di una funzione etica del designer nella società.
Nel secondo dopoguerra le tendenze razionalistiche della progettazione si evolvono, e l'incessante aumento della capacità produttiva dell'industria contribuisce a diffondere l'idea di una progettazione che favorisce la deriva consumistica attuale.
Si sono succedute ed esistono numerose scuole di design, che si differenziano per approccio, metodologia progettuale e collocazione geografica, tanto che si sente parlare spesso di design italiano, giapponese, tedesco ecc., ognuno con caratteristiche ben riconoscibili.
Brevetto o diritto d'autore?
Già a partire dalla direttiva europea n. 98/71 si è proposto il tema della cumulabilità delle protezioni, affermando all’art. 17 che
i modelli e disegni registrati “sono ammessi a beneficiare della legge sul diritto d’autore Vigente”
in ciascuno Stato:
il quale “determina l’estensione della protezione e le condizioni alle quali è connessa, compreso il grado di originalità che il disegno o modello deve possedere”.
In ambito nazionale è intervenuta al recente introduzione del D.lgs 30/2005 in Italia vigeva il divieto assoluto di tutelare uno stesso modello sia con brevetto per modello che con la protezione derivante dal Diritto d'autore.
Il citato Decreto Legislativo modificando l'art. 2 della Legge sul Diritto d'Autore, ha di fatto eliminato il divieto di accumulo, prevedendo che siano comprese tra le opere protette
“... le opere del disegno industriale che presentino di per sé carattere creativo e valore artistico…”.
Questa importante modifica è stata confermata nel nuovo codice D.lgs 10 febbraio 2005, n. 30
"Codice della proprietà industriale, a norma dell'articolo 15 della legge 12 dicembre 2002, n. 273"
dove secondo l'articolo 40 “se un disegno o modello possiede i requisiti di registrabilità ed al tempo stesso accresce l'utilità dell'oggetto al quale si riferisce, possono essere chiesti contemporaneamente il brevetto per modello di utilità e la registrazione per disegno o modello…”